mercoledì 14 luglio 2010

Dal diritto alla salute alla lotta per la salute. Lettera aperta ai pugliesi del dott. Di Ciaula.

Lettera aperta ai pugliesi
di Agostino Di Ciaula

Ci sono stati momenti e luoghi nella storia in cui persone private dei propri diritti hanno deciso di affrontare i prepotenti di turno, pur sapendo di imbarcarsi in un’impresa impossibile. 
Questo è uno di quei momenti, e qui è uno di quei luoghi.

I pugliesi vivono in una regione che produce oltre l’80% di energia in più rispetto al proprio fabbisogno.

I pugliesi muoiono in una regione che ha una prevalenza di tumori maligni elevatissima soprattutto nelle zone intossicate da insediamenti industriali inquinanti e privi di freni inibitori.

Tutto questo non ha impedito negli ultimi anni (e continua a non impedire) atti di aggressione industriale ad opera di gruppi che ritengono più importanti i benefici derivanti dal profitto economico, che il rispetto della dignità civile ed umana, calpestando quanto di bello la nostra regione può ancora offrire.
Mi piacerebbe vivere, come un tempo, in una Puglia interamente dipinta con i colori del cielo, della campagna, del sole e degli ulivi, profumata di terra e di mare.
Questa Puglia sta scomparendo sotto i fumi, le ceneri, il cemento, la puzza e gli scarichi provenienti dalla fogna industriale energetica di un nord che ritiene prioritari i benefici derivanti dal profitto economico della colonizzazione.Sulle ferite aperte dei pugliesi continua ad essere versato sale, sotto forma di circa 30 nuovi impianti inquinanti in itinere, tra inceneritori, centrali a biomasse, centrali termoelettriche, rigassificatori, distribuiti con scientifico, freddo e spietato cinismo dalla Daunia al Salento.
 Su tutto questo gela l’animo l’incapacità delle amministrazioni pubbliche di tutelare il bene comune e, a volte, persino il sospetto o la constatazione di meschine connivenze. 
Da cittadini pugliesi dobbiamo essere consapevoli che la nostra regione sta combattendo una lotta per la sopravvivenza.
La realtà è solo una: siamo in guerra, e non abbiamo alleati.
Una guerra non dichiarata da noi, ma dai nostri aggressori. Una guerra per loro spietata e senza limiti né regole.
Una guerra che invece per noi è pacifica e combattuta solo con le armi della testimonianza, del rispetto della legalità e dell'informazione.
Una guerra necessaria a preservare quel poco di bello che c'è rimasto e magari a restituirci tutto il bello che ci hanno rubato.
Siamo noi a dover creare il mondo che vogliamo. Organizziamoci per la rinascita. Seppelliamo i nostri oppressori con la nostra voglia di civiltà e democrazia e, soprattutto, diffondiamo la consapevolezza che siamo più di loro.



Nota personale
La necessità di invertire una rotta che porta indubbiamente verso un naufragio annunciato, è rilevato in anticipo dal pensiero di non pochi filosofi del novecento che si sono interrogati sulle problematiche derivanti dall'azione dell'uomo nella società moderna. Fra i più interessanti segnalo Hans Jonas che nel suo Organismo e Libertà pone l'accento sulla necessità di riporre l'individuo nella Natura e di una azione guidata dal Principio della responsabilità, principio ormai scomparso dall'azione degli attuali amministratori. Stringete i pugni.

Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra. (H.Jonas - Il Principio della responsabilità, 1979)