lunedì 5 gennaio 2009

La contemporaneità di Eduardo.


É da tempo che definisco questa poesia nata nel 1937, periodo politicamente paragonabile al nostro da un punto di vista politico, una delle rime più esplicite a riguardo della potenza dell'ignoranza e dell'arroganza di un certo potere.
Sotto alcuni aspetti precede anzi va a braccetto con "Povera patria " di Battiato ma scivola sarcastica e puntuale nei nostri giorni. Nel nostro quotidiano.
La mia preghiera
di Eduardo De Filippo
Volgo questa preghiera al nostro Dio,
se veramente esiste:
Sul mondo pensa che ci sono anch'io,
su questo mondo triste...
Tu, "generoso", quando mi creasti,
per tuo volere augusto,
un destino crudele mi donasti:
quel di vedere giusto.
Vedo l'analfabeta, il buonaniente
stimato e rispettato;
l'idiota fa carriera più repente:
diventa letterato!
Quanti t'hanno pregato con fervore:
"Dio mio, fammi morire!"
Io non ti chiedo questo grande onore,
ma...fammi incretinire.

Nessun commento:

Posta un commento